C.C AGLI ORGANI DI STAMPA

LETTERA APERTA AI RAPPRESENTANTI ISTITUZIONALI DEL MOVIMENTO 5 STELLE

Al Vicepresidente del Consiglio on. Luigi Di Maio

Al Ministro della Difesa on. Elisabetta Trenta

Al Presidente della Camera on. Roberto Fico

Al Sottosegretario delle Attività Produttive on. Davide Crippa

Al Sottosegretario Commissione Bilancio on. Laura Castelli

Al Presidente Commissione Difesa Camera on. Gianluca Rizzo

Al Vicepresidente Commissione Difesa Senato on. Daniela Donno

Al Vicepresidente Commissione Attività Produttive della Camera on. Luca Carabetta

Al Presidente Commissione Attività Produttive del Senato on. Gianni Pietro Girotto

Ai parlamentari del M5S on. Luca Frusone, on. Sergio Puglia

Al Capogruppo Gruppo Consigliare M5S Regione Piemonte Davide Bono

Al Capogruppo Del Gruppo Comunale M5S di Novara Iacopino Mario

Ai Parlamentari Del Movimento 5 Stelle Del Piemonte: on. Davide Serritella, on. Jessica Costanzo, on. Luca Carabetta, on. Fabiana Dadone, on. Nicolo’ Paolo Roman, on. Elisa Pirro on. Alberto Airola, on. Mariassunta Matrisciano

e p.c a Beppe Grillo e Davide Casaleggio

Il 6 luglio a Omnibus su La7 la ministra della Difesa Elisabetta Trenta, rispondendo alle domande sull’acquisto da parte dell’Italia dei cacciabombardieri nucleari F-35, ha spiegato che dall’analisi che sta facendo, potrebbe «scoprire che tagliare costa più che mantenere poiché ci sarebbero delle forti penali. Inoltre intorno all’F-35 c’è un indotto tecnologico e occupazionale che verrebbe a sua volta tagliato ipotizzando quindi che, piuttosto che tagliare, l’Italia potrebbe dilazionare nel tempo l’acquisto dei previsti 90 F-35.

L’Italia è anche partner di secondo livello del programma F-35 capeggiato dalla statunitense Lockheed Martin, prima produttrice mondiale di armamenti aerospaziali e missilistici. La Leonardo (già Finmeccanica) fornisce negl i Usa prodotti e servizi non solo alle Forze armate e alle aziende del Pentagono ma anche alle agenzie d’intelligence. Per questo è stata affidata alla Leonardo la gestione dell’impianto Faco di Cameri (Novara), nel quale vengono assemblati i caccia F-35. Nella fabbrica suddetta, secondo le recenti dichiarazioni dell’assessore al lavoro del Piemonte, si contano circa 900 addetti (di cui i 2/3 sono precari). Dieci giorni fa, in base a un contratto stipulato dalla Lockheed Martin con la U.S. Navy, è stato stabilito che Cameri sarà uno dei cinque centri mondiali per la manutenzione, la riparazione e l’ammodernamento degli F-35. La partecipazione al programma lega ancor di più il complesso militare industriale italiano a quello statunitense e alla strategia nucleare USA-NATO. Per usare tutte le capacità della nuova bomba nucleare B61-12, che dal 2020 il Pentagono schiererà in Italia e altri paesi europei, occorrono i nuovi caccia F-35 A. (tra l’altro rammentiamo che l’Italia ha votato contro, nell’assemblea generale dell’ONU, al trattato per la messa al bando delle armi nucleari ratificato già da 52 paesi).

Tutto questo comporta la soluzione di altri problemi tecnici, che si aggiungono ai numerosi verificatisi nel programma F-35. Il complesso software del caccia, che è stato finora modificato oltre 30 volte, richiede ulteriori aggiornamenti. Per modificare i primi 12 F-35 l’Italia dovrà spendere circa 400 milioni di euro, che si aggiungono alla spesa ancora inquantificata (13-16 miliardi di euro) per l’acquisto dei 90 caccia e per il loro ammodernamento. Soldi che escono dalle casse dello Stato (ossia dalle nostre), e che entrano nelle casse delle industrie militari.

Il 24 settembre 2014 nel voto alla Camera venivano bocciate le mozioni del M5S e di SEL che chiedevano la totale cancellazione della commessa dei caccia ame ricani F-35 e quello della Lega Nord che chiedeva l’eventuale sostituzione della commessa con altri caccia meno evoluti e venivano approvate le mozioni del PD che impegnava il governo a dimezzare il budget previsto e quelle di FI e NcD tutte con parere favorevole all’esecutivo. In particolare M5S ha portato avanti con associazioni, movimenti e altre forze politiche una netta opposizione al progetto F-35, largamente condivisa dagli iscritti del Movimento, anche sul nostro territorio dove sorge la fabbrica di Faco. Nel rispetto delle posizioni precedentemente sostenute e tenuto conto che la Corte dei Conti ha già chiarito che l’eventuale uscita dal programma l’F-35 non è soggetta a penali contrattuali, vi chiediamo di chiarire la vostra posizione in merito allo stesso.

Movimento NO F-35 Novarese

Novara, 23 luglio 2018

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