PROPOSTA DI INCONTRI PER REALIZZARE UNA GIORNATA INTERNAZIONALE

NELLA LOTTA CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA

A seguito di un incontro con i compagni greci “Contrattacco di Classe (gruppo di comunisti e anarchici)” è emersa la proposta di organizzarci in una giornata di lotta contemporanea contro la NATO e la guerra sionista e imperialista.

Questa proposta nasce da un incontro con compagni turchi e greci già impegnati insieme nel “simposio del Fronte Antimperialista”.

Per realizzarla qui in Italia riteniamo che sia naturale partire dalle realtà che questa lotta la affrontano e la praticano, in particolare ci riferiamo alle mobilitazioni contro le basi in Sardegna, che nel Mediterraneo, sono le più importanti per l’imperialismo e il sionismo, ed anche per le implicazioni nel condizionamento delle libertà di movimento delle lotte (contro il carcere, operaie, ecc..), oltre che per le conseguenze disastrose ai danni degli allevamenti e dell’agricoltura.

Per noi è una proposta che se realizzata non può che rafforzare la lotta contro la guerra imperialista perché estende la comunicazione, le conoscenze e quindi rende ancora più possibili azioni ed iniziative più efficaci e meno generiche.

Da queste premesse abbiamo sentito il bisogno di incontrarsi con in particolare chi già conosce meglio di noi difficoltà, attenzioni e cure che bisogna avere, e confrontarsi per trovare forme, modi e tempi per realizzarla.

PANETTERIA OCCUPATA Milano 27 febbraio 2018

Per iniziare a discutere questa proposta saremo in Sardegna, a Cagliari, alla 2 giorni contro la RWM nelle giornate del 7/8 aprile 2018 ( https://nobordersard.wordpress.com/2018/02/20/2-giorni-contro-la-rwm-cagliari-7-8-aprile-2018 ) e vorremmo li incontrare anche tutte le diverse realtà del movimento da anni impegnate contro la guerra. La possibilità di costruire nel mese di Settembre un’iniziativa sul territorio della Sardegna, in coordinamento con le altre iniziative internazionali, è uno dei requisiti perché questo percorsa diventi il più incisivo possibile.

Proponiamo a tutte le realtà politiche, sociali e sindacali, sensibili a questa proposta di incontrarci a Milano, domenica 15 aprile dalle ore 11:00, per una giornata di discussione e costruzione della mobilitazione contro la NATO e la guerra sionista e imperialista da articolarsi a Settembre sui nostri territori.

Iniziative internazionali contro la guerra imperialista-sionista guidata dalla NATO: il percorso dei compagni greci

Sabato 3 marzo 2018 nella città cretese di Rethymno si è tenuto un incontro con la tematica: “Crisi capitalistica e Guerra: la Grecia come avamposto della NATO e la lotta contro la base di Souda”.
https://taksiki-antepithesi.espivblogs.net/archives/785

Nelle tre città dell’isola di Creta, ci sono realtà politiche e sedi, occupazioni ecc. Loro sono d’accordo per l’organizzazione di una manifestazione nazionale, nell’ ambito di una giornata o di una settimana internazionale, alla base NATO nella località di Suda, vicino alla città di Chania.

Per organizzarci, vogliono però un po più di tempo (si pensava a Settembre). Nel senso che quello che si è programmato è che, entro Aprile, costituiranno un coordinamento di gruppi politici anarchici, comunisti, occupazioni ma anche sindacati e organizzazioni della sinistra extraparlamentare di Creta, che sarà l’organo che lancerà la campagna per la manifestazione a Suda per il prossimo Settembre convocando un’ assemblea nazionale del movimento qui ad Atene entro Maggio.

Quindi, la tempistica cambia, però almeno per noi qui, e soprattutto per i compagni a Creta si tratta di un ritardo necessario per una convocazione la più ampia possibile. Nell’isola c’è ancora un clima di ostilità verso gli Yankees della base, che nel giro degli anni hanno commesso nella città di Chania una serie di crimini rimasti impuniti (stupri, rapine, devastazioni di locali ecc). Nel 1990 nella città di Chania durante la rivolta per mandare via la base NATO era stata bruciata la prefettura. I ricordi ci sono ancora, anche se meno diffusi.

Comunque la campagna avrà inizio a partire da Maggio in poi e per tutta l’ estate. Inoltre ci siamo sentiti anche con compagni di Cipro che sono anche loro interessati per una loro partecipazione alla mobilitazione internazionale.

Per info: rossoconte@hotmail.com

Altre iniziative:

Milano, 21 aprile 2018, assemblea pubblica su cosa significa Guerra:

Milano, 5 maggio 2018, corteo a Milano:

 

Convegno antimilitarista, Milano, 16 giugno 2018:

CONVEGNO ANTIMILITARISTA: AGGIORNAMENTO al 2 aprile

Confermiamo che il convegno si terrà sabato 16 giugno. Comunichiamo inoltre che il luogo scelto è la sala (120 posti) del Circolo Familiare di Unità Proletaria in viale Monza 140 (MM1 fermata Gorla), sede che dà maggiori garanzie e comporta minori costi rispetto a quella indicata precedentemente; inoltre garantisce un servizio di ristorazione a prezzi contenuti.

Alla riunione del 3 marzo si era rimasti d’accordo che la prossima riunione si sarebbe tenuta in aprile, dopo la circolazione di questi materiali e contributi.

PROPONIAMO CHE QUESTA RIUNIONE SI TENGA SABATO 14 APRILE NELLA SEDE DI VIALE MONZA 255 A MILANO.

Al momento i contributi arrivati sono i seguenti:

da Daniele e Francesco dell’Ateneo Libertario la scaletta del loro intervento:

Analisi del Documento Programmatico Pluriennale 2017 /2019 e Libro Bianco

L’evoluzione del mondo militare, la sua riorganizzazione e le prospettive a breve

Struttura della Forze Armate

  • sintetica descrizione della struttura di comando dell’esercito, marina ed aeronautica e l’indicazione per ogni singolo responsabile del curriculum vitae relativo alle missioni internazionali;
  • organizzazioni europee nella cooperazione militare e i più significativi progetti sia operativi che di armamenti;
  • formazione del personale militare con la descrizione analitica delle convenzioni tra università pubbliche e private nella formazione;
  • elenco delle convenzioni tra università e mondo militare nello sviluppo dei progetti scientifici e tecnologici.

Struttura dell’apparato Industriale Militare

  • descrizione della rete di accordi di cooperazione internazionale nei quali è coinvolta Italia;
  • quadro di riferimento del settore dell’esercito, della marina ed in particolare di quello Aerospaziale nel quale l’Italia è uno dei principali protagonisti mondiali, ed in alcuni segmenti leader;
  • i maggiori distretti industriali e l’evoluzione degli assetti societari delle principali operatori ;
  • il posizionamento delle società italiane nel quadro mondiale;
  • i progetti di collaborazione internazionali nei sistemi aeronautici, navali e terresti;
  • lista delle principali società operanti nel settore (circa 240 ) e breve storia di Fincantieri

Spese Militari

  • Panorama internazionale e nazionale
  • Ultimo consuntivo e bilanci previsionali sino al 2020
  • Rapporto tra spese militari ed i più significativi costi del sociale

Cooperazione Civile Militare il COCIM

  1. descrizione della struttura del Cocim
  2. elenco delle principali organizzazioni internazionali ed ONG attive nelle cooperazione civile militare

Comunicazione della Forze armate

  • Le motivazioni e gli obiettivi della comunicazione militare;
  • elenco analitico dei principali eventi nazionali organizzati o nei quali sono stai presenti le Forze Armate

La posizione strategica dell’Italia e lo sviluppo dell’apparato militare industriale

  • L’alleanza industriale italo-francese nel settore navale;
  • l’espansione politica-economica nel mediterraneo il caso Libia;
  • l’espansione nei mercati mediorientali

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O.P.A.L. OSSERVATORIO PERMANENTE ARMI LEGGERE E POLITICHE DI SICUREZZA – Onlus

Viale Venezia 112 – 25123 Brescia BS

CF: 98114040177

Website: www.opalbrescia.org – Email: infor@opalbrescia.org

Brescia, 21 marzo 2018

Proposta di temi per il Convegno antimilitarista del 16 giugno 2018

Il contributo che OPAL intende dare al Convegno riguarda soprattutto una visione generale sullo “stato della guerra”, che possa inquadrare lo sforzo richiesto alla mobilitazione antimilitarista non solo in Italia bensì globalmente e – più nello specifico della propria attività di “osservatorio” – sul ruolo della produzione e del commercio delle armi leggere.

Sul primo punto, crediamo sia utile dare una rapida analisi delle forze nucleari e del loro dispiegamento, e del fallimento delle politiche di anti-proliferazione; dell’evoluzione recente della spesa militare, nei principali paesi e soprattutto per le potenze che siedono nel Consiglio permanente dell’ONU; della dimensione e delle dinamiche del settore delle armi convenzionali, in particolare attraverso i dati sul commercio internazionale; del cruciale sviluppo delle apparecchiature per la sicurezza; delle trasformazioni della c.d. guerra convenzionale; del tema della “guerra per la sicurezza” (guerra securitaria, secondo Jeff Halper).

Sul secondo punto, concentreremo l’analisi sull’industria delle armi leggere, globale e italiana, sulla quale OPAL conduce ricerche e analisi da molti anni.

Infine, intendiamo avanzare la proposta, rivolta innanzi tutto ai partecipanti al Convegno, di un “atlante” delle aree militarizzate in Italia, da realizzare con il concorso di comitati e associazioni locali: attività che mi sembra urgente e indispensabile per dare alla battaglia antimilitarista una dimensione immediatamente nazionale.

Carlo Tombola

(coordinatore scientifico OPAL)

DAL COMITATO UNITARIO CONTRO AVIANO 2000

Poligoni militari e aree militarizzate

Lo stato dei Poligoni militari in Italia, sia nostrani che misti Italia/Nato, è un campo d’indagine che insiste da anni ma è stato affrontato in modo discontinuo dai vari movimenti di lotta che di volta in volta si trovavano, e tutt’ora si trovano, costretti dalla loro pervasività a opporvisi. Questo riguarda sia i Poligoni sia tutte le attività contermini alle occupazioni militari di vaste aree di territorio come depositi, stoccaggio, magazzinamento ecc. Dalla Sardegna al Friuli di materiale da raccogliere ce n’è molto (molte sono le lotte che si sono prodotte da parte della popolazione come Comitati, coordinamenti ma anche semplici esposti e denunce di cittadini), manca ad oggi una visione organica sia delle lotte e sia delle condizioni generale di questi siti in termini di inquinamento, nocività e stato di manutenzione. Serve anche il punto della situazione riguardo le normative nazionali e regionali a cui queste occupazioni de facto sottostanno (equiparazione a siti industriali/aree verdi, livelli di soglie e obblighi di bonifica, Disciplinari d’Uso ecc.)
Qui in Friuli di poligoni militari e di aree sotto occupazione del ministero della Difesa ce ne sono molte, in particolare due risultano particolarmente critiche, la prima che si configura come area del Dandolo e che nel passato è stato oggetto di contrasto da parte di settori pacifisti e antimilitaristi per la possibile presenza di uranio, mentre oggi quello particolarmente attivo e in fase di incremento d’uso è il Poligono Cellina-Meduna che di fatto combacia con tutta l’area vasta dei Magredi e che, paradossalmente, per la propria conformità geologica e di biodiversità è stata messa in gran parte sotto protezione ZPS (Zona a Protezione Speciale) e SIC (Sito d’Interesse Comunitario) dall’Unione Europea.
Il nuovo Disciplinare d’Uso prevede ora (rinnovato nel 2017) anche gli aviolanci, richiesti dalla Base USAF di Aviano, si tratta di lanci di artiglieria pesante (furgoni corazzati, carri armati ecc.) da aerei da combattimento direttamente sulle praterie. Il livello d’inquinamento di queste aree oggetto di utilizzo massiccio in più di cinquant’anni sia di metalli pesanti (in particolare piombo) sia di Torio 232 è solo uno degli aspetti negativi di questa presenza, senza contare il supporto di tipo bellico che viene offerto alle esercitazioni per le missioni di
guerra in giro per il mondo.
La situazione dei siti in Sardegna è ormai di carattere endemico, tutt’ora al vaglio di varie magistrature a causa anche di malformazioni fetali, sia animali che umane, presso i poligoni che interessano diverse aree vaste di questi territori. Così come in Sicilia le condizioni delle antenne MUOS hanno interessato da tempo parte della popolazione di Niscemi e non solo impegnandoli in mobilitazioni e vertenze territoriali.
Mi prendo in carico di produrre, nel tempo che intercorre tra il 3 marzo e la data del convegno nazionale antimilitarista, un documento di sintesi cercando di sistematizzare la mole di materiale che ad oggi è fruibile di modo da fornire dati e informazioni su cui cominciare ad approfondire e, speriamo, mobilitarsi in modo più coordinato sul piano nazionale.

Stefano Raspa

Gruppo di Mutuo Soccorso – Cordenons

Comitato unitario contro Aviano 2000

 

da Alfonso Navarra – Lega per il disarmo unilaterale

NUOVA CORSA AL NUCLEARE E NUOVA GUERRA FREDDA. NECESSITA’ DI UNA RIVOLUZIONE DISARMISTA

Il potere militarista danza sull’orlo dell’abisso mettendo a rischio la sopravvivenza di tutti. Con le due superpotenze “atomiche” in testa, ci sta regalando una nuova, precipitosa corsa agli armamenti (Nuclear Posture Review di Trump e risposta di Putin) ed una nuova guerra fredda: come ai tempi di Comiso, tornano gli euromissili e torna il pericolo per l’Europa di essere teatro di una guerra nucleare “limitata” (nell’intenzione dei promotori).

Lo scontro di potenza ha creato gravi crisi in Ucraina (area di frizione NATO-Russia), nei mari “cinesi” (con la penisola coreana anch’essa zona di duro attrito per gli squilibri Cina-Giappone-USA), in Medio Oriente, dove il conflitto per l’egemonia tra le potenze regionali (Israele, Iran, Arabia Saudita, Egitto, Turchia) può deflagrare, come del resto in Ucraina e in Corea, in una guerra mondiale.

Questa situazione di tensioni crescenti può già aver fatto rientrare la “rivolta” dei piccoli Stati che, il 7 luglio del 2017, in una conferenza ONU, avevano adottato il Trattato di proibizione delle armi nucleari e oggi non riescono a ratificarlo per il boicottaggio delle grandi potenze nucleari (e per la tendenza dei “deboli” a cercare “protezione” nei “forti”, in modo analogo alle dinamiche mafiose, nei momenti di turbolenza e di caos).

La tendenza a sviluppare la potenza nucleare “occulta” o “latente”, collegata allo sviluppo del nucleare cosiddetto civile (es. il Giappone che tempo 1 anno può assemblare 6.000 testate), può creare una situazione incontrollabile di “far west atomico”.

L’Italia si trova investita dal ciclone della militarizzazione, anche nei suoi aspetti nucleari: si veda gli F35 predisposti per missioni nucleari “tattiche” ed il previsto loro dispiegamento a Ghedi ed Aviano. Gli 11 porti “nucleari” ospitano la VI Flotta USA e nei momenti straordinari fanno capolino nel Mediterraneo  i sommergibili “strategici” della classe Ohio (quelli da cui sono partiti i Cruise per l’attacco alla Libia nel 2011).

Un tentativo di coordinamento di base, tra basi e porti, per la denuclearizzazione è solo ai suoi primi passi.

La “rivoluzione disarmista”, che auspicava Carlo Cassola, il fondatore della LDU, di fronte a questa situazione di rischio mortale, è ancor più attuale: bisognerebbe farla finita con gli Stati nazionali ed eliminare le frontiere e gli eserciti. Non è affatto detto che dopo la terza guerra mondiale si potrà combatterne una quarta con le clave…

Contributo del Circolo Zabriskie Point di Novara

Lo studio di un caso: la fabbrica per l’assemblaggio degli F-35 a Cameri in provincia di Novara.

Si tratta di descrivere quanto si sa dell’attività di questa fabbrica: produzione, stato di attuazione dei contratti di acquisto da parte delle forze armate italiane e da parte di altre forze armate, tipo di impatto ambientale sul territorio circostante.

Ma l’attenzione sarà concentrata soprattutto sull’impiego dei lavoratori all’interno della fabbrica: quanti sono, come sono contrattualizzati, da dove provengono.

In relazione a tutto ciò si vedrà anche quale è stata la propaganda sul territorio riguardo ai posti di lavoro creati, come si sono mosse le forze armate per propagandare tale occasione, quali rapporti si sono creati tra gli istituti tecnici novaresi e la fabbrica in questione (assunzioni, corso postdiploma, eccetera).

La relazione verrà tenuta dal Circolo Zabriskie Point di Novara; il nome di chi interverrà non è ancora stato definito: il lavoro è collettivo.

dall’Assemblea Antimilitarista Torinese

L’Assemblea Antimilitarista Torinese si impegna a portare come contributo al convegno nazionale del 16 giugno a Milano un analisi sui seguenti temi:

1) la propaganda militarista nelle scuole italiane

2) i rapporti che intercorrono tra istituzione scolastica ed esercito (collaborazioni e accordi stretti tra MIUR e Ministero della Difesa)

3) la strumentalizzazione della scuola finalizzata al possibile inserimento lavorativo nell’ambito delle forze militari.

4) l’educazione alla guerra travestita ad arte da missione di pace, nel tentativo di maturare nei giovani una fede incondizionata verso la propria patria e i suoi presunti valori.

Il processo di militarizzazione delle scuole si sta insediando sempre più nell’ “offerta formativa”. I percorsi di alternanza scuola-lavoro, i corsi formativi, stage, laboratori, attività sportive, concorsi, mostre, iniziative didattiche varie ed assortite vedono la presenza più o meno manifesta delle forze armate in divisa, che non di rado fanno leva sulla retorica della sicurezza e sull’esaltazione della legalità per realizzare i propri fini propagandistici.

L’accesso privilegiato al pubblico impiego garantito agli ex militari da quando l’esercito professionale ha sostituito quello di leva, potrebbe rendere più agevole una strisciante militarizzazione della scuola, già soggetta a processi di aziendalizzazione.

Vorremmo, nella nostra indagine, rispondere ad alcune domande alle quali non abbiamo risposte univoche.
La campagna di arruolamento dell’ esercito è esplicita e visibile da anni. La presenza dei militari a scuola, il moltiplicarsi di occasioni di presenza diretta per periodi transitori ma non meramente occasionali, potrebbe contribuire a militarizzare la formazione dei bambin* e dei ragazz*?
L’alternanza scuola lavoro è in sé un progetto disciplinare diretto a rendere flessibili, disponibili, adattabili i giovani. L’esercito è struttura dotata di maggiore rigidità formale, più difficile da iniettare nella scuola odierna, tuttavia la crescente attitudine dei governi a trattare le questioni sociali in termini di ordine pubblico potrebbe spingere ad un azione di propaganda che miri ad incidere nel profondo del percorso formativo per rendere più docili alla disciplina le nuove generazioni.

Per l’Assemblea Antimilitarista Torinese,
l’incaricata.

da Enrico e Michele dell’USI-AIT Milano

Le stragi dell’uranio impoverito

L’uranio impoverito è lo scarto del procedimento di arricchimento dell’uranio, come combustibile nelle centrali nucleari e come principale elemento detonante nelle armi nucleari. Ha caratteristiche tali per cui viene spesso utilizzato nelle munizioni anticarro e nelle corazze di alcune armi , per la sua grande capacità di penetrazione, con una ricaduta di effetti negativi nell’ambito in cui si opera e di conseguenza effetti anche letali su persone che vengono a contatto.

Le munizioni di questo tipo vengono chiamate nella terminologia militare API, Armor Piercing Incendiary, ovvero munizioni perforanti incendiarie. Circa 300 tonnellate di uranio impoverito sono state esplose durante la prima guerra del Golfo, principalmente dai cannoni GAU-8 Avenger da 30 mm degli Aerei da attacco al suolo A-10 Thunderbolt, ogni proiettile dei quali conteneva 272 grammi di uranio impoverito. L’uranio impoverito è stato usato anche nella guerra in Bosnia ed Erzegovina, nella guerra del Kosovo e, in misura minore, nella seconda guerra del Golfo.

Le prime indagini sugli effetti del materiale contenuto nelle munizioni usate dalla Nato nei Balcani occidentali, in particolare in Kosovo, risalgono all’inizio del 2000. Secondo l’Osservatorio militare sono 352 gli uomini dell’esercito italiano morti per effetto dell’esposizione all’uranio impoverito e oltre 7.000 quelli che si sono ammalati, colpiti prevalentemente da carcinoma polmonare.

Quella dell’uranio è una polvere terribile in grado di infilarsi nelle divise dei militari e di provocare negli anni malattie irreversibili.

L’esposizione sia a composti chimici di uranio impoverito sia di uranio naturale può, in generale, indipendentemente dalle sue proprietà radioattive:

Per “sindrome dei Balcani” si intende quella lunga serie di malattie – per lo più linfomi di Hodgkin e altre forme di cancro – che hanno colpito i soldati italiani al ritorno dalle missioni internazionali.

Allo scopo di identificare eventuali responsabilità dei vertici militari italiani e della NATO il Governo italiano ha istituito una commissione d’inchiesta al Senato per far luce sulla vicenda, i cui lavori si sono conclusi nel marzo del 2006. Ma lo Stato Italiano ha sempre avuto grande difficoltà a riconoscere le cause delle malattie e delle morti delle vittime dei militari, ovviamente per evitare risarcimenti.

I militari però, non sono le uniche vittime dell’esposizione all’uranio impoverito. Sono particolarmente significativi i dati emersi dalle indagini sui poligoni di tiro relativamente alla salute dei cittadini che vivono in aree adiacenti i poligoni, soprattutto in Sardegna, come Perdasdefogu-Salto di Quirra in Ogliastra e Capo Teulada nel cagliaritano.

Nei territori dove sono state utilizzate munizioni con uranio impoverito l’uso di carne macellate e verdure coltivate in loco, gli alimenti che vengono distribuiti in generale e l’utilizzo di sevizi, compreso l’acqua utilizzata sia per l’alimentazione sia per l’igiene personale, sono soggetti a pericolose contaminazioni non solo i militari ma anche la popolazione civile. Già a suo tempo il vicesindaco di Bratunac aveva dichiarato: “sono circa 800 i morti per tumore, in base ai dati che abbiamo ricevuto dalle autorità ospedaliere ed ecclesiastiche dove viene registrata la causa del decesso”.

da Dario della F.A. di Livorno

Università e guerra

– Riferimento a recenti studi sui rapporti tra università e industria bellica in Italia

questi legami, specie nell’ambito della ricerca tecnologica non sono una novità. Tuttavia negli ultimi 20 anni l’università è cambiata molto (dall’autonomia degli atenei all’ingresso dei privati nei cda). L’aziendalizzazione dell’università e la definitiva integrazione dell’università nel sistema economico capitalistico hanno reso strutturali i rapporti degli atenei con le imprese.

– Ruolo dell’università nella produzione e diffusione dell’ideologia dominante

Negli ultimi decenni, come nel resto della società, anche nell’università si sono ristretti i margini di libertà che erano stati conquistati con dure lotte da lavoratrici e lavoratori. Aumento delle tasse, restrizione del diritto allo studio, diminuzione del numero degli studenti, riduzione dell’offerta didattica, segmentazione e monetizzazione della conoscenza..etc. Questo ha contribuito al rafforzamento del ruolo dell’università nella produzione e diffusione dell’ideologia dominante, in parallelo con l’erosione, l’assorbimento e anche l’eliminazione di molti spazi critici o alternativi presenti a vari livelli all’interno dell’università. La guerra e il militarismo sono una componente fondamentale dell’ideologia dominante. → Non vi sono solo i rapporti tra ricerca tecnologica e industria bellica ma anche i rapporti tra studi umanistici (geopolitica; geografia; scienze politiche; linguistica; letteratura; storia; giurisprudenza; scienze per la pace; scienze sociali…) e guerra, sia su un piano di legittimazione ideologica sia su un piano di studio funzionale alla governance.

– Come esempio consideriamo il ruolo dell’Università di Pisa nell’area tra Pisa e Livorno, in cui la militarizzazione è particolarmente elevata sia per la presenza di installazioni militari ( sede COMFOSE; Comando Folgore; Col Moschin; Accademia Navale della Marina Militare; Porto di Livorno; Aeroporto militare Dall’Oro di Pisa; Ex CISAM; 46a Brigata aerea; Base USA di Camp Darby…) sia per la presenza di produzioni belliche (Leonardo, IDS…)

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da Tiziano della F.A. di Livorno

Importanza e conseguenza della spesa per gli armamenti

La fase imperialista del capitalismo comincia a delinearsi nella seconda metà del XIX secolo e si caratterizza, fra gli altri elementi, per la crescita dell’intervento statale nell’economia.

Con la fine della guerra fredda, la corsa agli armamenti è cresciuta nei vari paesi capitalistici, così come sono aumentate le guerre locali. Queste condizioni, aggiunte al permanere di un elevato bilancio militare, portano sotto il controllo dei governi una importante frazione del reddito prodotto nelle rispettive nazioni.

Se paragoniamo i bilanci degli Stati imperialisti nel periodo precedente la prima guerra mondiale (1914), con i bilanci attuali, constatiamo che si è prodotto un cambiamento strutturale, determinato in primo luogo dall’aumento del bilancio militare, che è passato dal 5%,6% o al massimo 7% prima del 1914, mentre oggi arrivano fino al 30% del bilancio statale.

Quindi, indipendentemente dalle narrazioni degli economisti, ogni Stato, o gruppo di Stati, controlla una parte importante dell’economia, a causa delle tasse che deve imporre per mantenere questi apparati militari, a causa dell’impatto finanziario, sul piano del debito pubblico e dell’inflazione, che ha la crescente spesa pubblica, a causa dello sbocco che la politica degli armamenti fornisce alla produzione capitalistica.

Il periodo passato dal 1945 ad oggi dimostra che le spese militari sono permanenti e crescenti; l’accentuarsi della concorrenza sul mercato internazionale farà sì che dalle guerre monetarie e commerciali si passerà al confronto armato e la necessità di difendere le fonti di approvvigionamento e i mercati di sbocco spingerà i paesi capitalistici ad ampliare ancora di più l’intervento militare e le relative spese, come dimostra l’avventura del governo italiano in Africa.

Il bilancio militare è fondamentale per molti settori industriali, alcuni dei quali all’avanguardia del progresso tecnologico. Senza le commesse statali dettate dalla politica degli armamenti, la ricerca in questi settori si fermerebbe e questi settori sarebbero radicalmente ridimensionati. L’industria aerospaziale, l’industria elettronica, con le varie specializzazioni, l’informatica, le telecomunicazioni, l’industria nucleare, gran parte delle costruzioni navali, con ricadute sull’industria siderurgica, sulla chimica, sull’edilizia sono direttamente legate a commesse e finanziamenti statali; è chiaro che i capitalisti che operano in questi settori sostengono la politica di riarmo.

Il complesso delle spese militari ha un forte impatto sui bilanci pubblici: poiché queste non sono coperte dalle entrate tributarie, vengono finanziate con l’aumento del debito pubblico e l’aumento della massa monetaria, accentuando la tendenza all’inflazione permanente.

L’avvento delle teorie monetariste e della politica dell’offerta in campo economico, a partire dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso, non ha mutato il carattere strutturale dell’intervento statale e il peso delle spese per gli armamenti, come dimostra il ruolo giocato dalle spese dell’amministrazione USA per le guerre in Afghanistan e in Iraq nel provocare la crisi iniziata nel 2007 e da cui l’economia capitalistica non è ancora uscita.

Relazione dell’Associazione Culturale “Pietro Gori”, Milano

Con il nostro contributo vogliamo ripercorrere l’attività del movimento anarchico sul piano antimilitarista, ricordare l’impegno e la presenza nella società a partire dalla conclusione del secondo conflitto nel secolo scorso, fino ai nostri giorni.

Viene analizzata l’iniziale fase di rifiuto verso tutti gli armamenti che i pochi pionieri antimilitaristi praticano tra il 1945 ed i primi anni Cinquanta, le prime obiezioni di coscienza e le risposte della società. L’evoluzione che questa tematica avrà lungo tutto il decennio successivo che vede la gioventù di tutto il mondo impegnata contro la guerra e contro il pericolo atomico ed i risvolti che si hanno nel nostro paese con le marce antimilitariste e l’obiezione di coscienza praticata non più solamente a livello individuale dal nuovo movimento.

Verranno analizzati i movimenti e i gruppi che sempre più apertamente porteranno avanti le proposte di obiezione di coscienza, le loro diversità, fino al raggiungimento di una legge che opererà un divario tra chi entrerà in un’ottica di “democratizzazione” dell’esercito e chi, al contrario, continuerà a percorrere la via del rifiuto totale e la lotta continua contro le armi e i focolai di guerra sempre più prepotentemente crescenti e reali.

Il nuovo fronte di lotta degli anni Ottanta e Novanta del ‘900 è rappresentato dalle centrali nucleari, dalle sue scorie, dalla produzione di armi e dalla loro proliferazione: i programmi nucleari civili e militari sono spesso strettamente legati. La maggior parte dei più recenti casi di proliferazione nucleare derivano da programmi apparentemente pacifici.

L’ultimo aspetto che verrà trattato è la guerra, inizialmente ed ipocritamente fatta passare come “guerra umanitaria”, il cosiddetto impegno del militarismo nostrano nello scenario internazionale e l’opposizione a questa visione messa in atto nel sociale.

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Al momento gli aderenti al Convegno sono:

Ateneo Libertario – Milano

Unione Sindacale Italiana USI-AIT

Centro di Documentazione contro la guerra – Milano

Circolo Zabriskie Point – Novara

Comitato Unitario contro Aviano 2000

Gruppo di Mutuo Soccorso – Cordenons

Federazione Anarchica Siciliana

Assemblea Antimilitarista – Torino

Federazione Anarchica Italiana

Associazione Culturale ‘Pietro Gori’ – Milano

Alternativa Libertaria

Conflitti sociali – Milano

Federazione Lavoratori Metalmeccanici Uniti CUB – Milano

Lega per il Disarmo Unilaterale

Osservatorio Permanente Armi Leggere e Politiche di sicurezza OPAL – Brescia